Martedì 29 novembre la Cina ha aggiunto alle 42 voci nell’elenco del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO la tradizionale preparazione del tè cinese, continuando ad essere il Paese con il maggior numero al mondo.
Tale azione riconosce la conoscenza, le abilità e le pratiche relative alla gestione delle coltivazioni di tè, alla raccolta delle sue foglie, alla lavorazione manuale, al consumo e alla loro condivisione.
Le origini del tè hanno radici molto antiche che sono parte integrante della storia e della cultura millenaria della Cina, dove si possono trovare molte leggende sul tè. La più importante riguarda Shen Nong, uno dei tre imperatori dell’antica Cina:
“Il Contadino Divino (Shen Nong) pare avesse l’abitudine di assaggiare le foglie di ogni pianta per individuare quelle commestibili e quelle medicamentose. Un giorno ingurgitò una pianta velenosa che cominciò a causare la morte di tutti gli organi interni, visibili dalla sua grande pancia trasparente. Attirato dalle foglie verdi di un cespuglio, ne mangiò una manciata e all’improvviso guarì: erano foglie di tè.”
È da questa leggenda che la dinastia Han decise che il carattere da usare per scrivere la parola tè 茶 (chá) dovesse contenere l’immagine di un uomo 人 (rén), dell’erba 艹 (cǎo) e di rametti di legno 木 (mù).
Utilizzato durante le dinastie cinesi come tributo all’Imperatore il tè era riservato all’aristocrazia. Fu durante la dinastia Tang (618-907 d.C.) che nacquero le prime case del tè, inizialmente aperte esclusivamente ai ceti più abbienti e solo nella dinastia Qing si aprirono anche al popolo e divennero luoghi di intrattenimento con musicisti e danzatori. A partire dalla dinastia Song (960-1279 d.C.) la cultura del tè si diffuse maggiormente tra il popolo e raggiunse anche i Paesi vicini, iniziando quel processo di espansione che ha portato il tè a diventare la bevanda più bevuta al mondo seconda solo all’acqua.
Nonostante la fama mondiale il tè che arriva in Occidente è solo una minima parte della grande varietà presente in Cina. Le diverse tipologie si possono classificare in basa a numerosi criteri, quali la lavorazione, la modalità di preparazione e la qualità. Non esiste un metodo che abbia maggiore validità rispetto ad un altro.
Tra i più conosciuti troviamo il tè verde che è la qualità maggiormente diffusa in Cina, il tè nero che, al contrario del tè verde, subisce un trattamento di fermentazione che rende la sua fragranza piuttosto persistente e duratura. Ma attenzione, il tè nero non va confuso con quello che in Occidente è chiamato “tè nero”, quest’ultimo in realtà fa parte dei tè rossi, che sono facilmente riconoscibili dal colore rossastro e dal sapore fruttato.
Molto conosciuto è anche il Tieguanyin, un tè semi-fermentato, rappresentativo della varietà di Oolong, una qualità di tè che richiama il cosiddetto 工夫茶 (gōngfuchá) “tè gong fu” o “tè kung fu” (l’arte di fare bene), un tè cerimoniale preparato con cura e attenzione.
Infine, troviamo il tè bianco caratterizzato da un sapore molto delicato e dal colore chiaro, è legato ai germogli scelti per la sua produzione.
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